Guida all’acquisto di una canna in bambù per la pesca a mosca.


Guida acquisto canna in bambù

Prima di affrontare la descrizione del protocollo da seguire per l’analisi di una canna da pesca in bambù da acquistare, saranno opportune alcune precisazioni riguardo al metodo di giudizio da adottare. Tenendo presente che queste canne vengono acquistate principalmente per il piacere nell’uso in pesca e il collezionismo, è solamente quest’ultimo aspetto che determina il valore e conseguentemente il prezzo.
Non voglio con quanto affermato negare l’importanza della piacevolezza d’uso di una canna in bambù, tutt’altro, è un aspetto molto importante nel giudizio, ma è assolutamente personale, quindi soggettivo e non riconducibile ad elementi di giudizio assoluti: è per questo che non prenderò in esame questo aspetto.
L’originalità, la ricercatezza dei componenti, l’eleganza degli accostamenti nell’insieme, la rarità e soprattutto lo stato di conservazione (nel caso si prenda in esame una canna usata), saranno le principali caratteristiche che ci permetteranno di stabilire la qualità dell’oggetto che abbiamo di fronte.
A questo punto meritano un discorso a parte le canne considerate “antiche”, quelle cioè prodotte al massimo fino agli anni 60’ compresi. Per questi attrezzi, e tra questi, soprattutto per quelli prodotti dagli albori fino agli anni ’40, le considerazioni fatte riguardo lo stato di conservazione dovranno esser prese con un po’ più di elasticità.
Queste canne infatti, vista la loro età, hanno un deperimento naturale, non dovuto all’uso, ma semplicemente all’invecchiamento e al deperimento dei materiali utilizzati. Spesso si verificano crepature a tappeto sulla vernice (venivano infatti utilizzate coppali di origine naturale), perdite di forza delle incollature (al tempo erano effettuate con la colla da falegnami di origine animale), ossidazioni dei componenti, etc, etc.
Vengono comunque apprezzate per il loro valore storico e per la loro originalità delle finiture anche se in parte compromessa. A volte alcuni collezionisti sono disposti a passar sopra a macroscopici difetti pur di completare una collezione o possedere un modello ricercato per anni.
Dopo questa parentesi per le canne “antiche” e tornando alle canne prodotte in tempi più vicini a noi, che possono essere contemporaneamente da pesca e da collezione, saranno opportune le seguenti attenzioni.
Innanzi tutto sarà necessario cercare di documentarsi il più approfonditamente possibile riguardo le caratteristiche del modello che andremo ad analizzare.
Sarà fondamentale conoscere:
• Modello –> nome completo, eventuali sigle e relativi significati
• Misura –> lunghezza esatta del modello che analizziamo (quasi sempre espressa in piedi e pollici)
• Potenza –> genericamente espressa da un numero indicante la coda lanciabile, quasi sempre preceduto dal segno # (riferimento alla scala internazionale AFTMA)
• Tipologia della componentistica –> la conoscenza della componentistica originale ci permetterà di renderci subito conto di eventuali sostituzioni di parti che, anche se piccole, pregiudicano sensibilmente il valore di una canna da collezione
• Dotazioni di corredo –> tipo di foderina, eventuale tubo portacanna, pezzi di compensazione su canne che hanno la vetta più lunga rispetto al calcio, ecc, ecc.
Riscontrata la fedeltà alla dotazione originale, sarà opportuna una attenta osservazione della canna, molto meglio se effettuata alla chiara e naturale luce diurna. Questa operazione dovrebbe servire soprattutto per rendersi conto di eventuali interventi effettuati sulla canna: riverniciature, rifacimenti di legature e/o anelli originali, microrotture (in special modo nelle stripping guide in agata molto soggette a “filature” o “scheggiature”) o scalfitture nel bambù dovute a urti o agli ami delle mosche che si sono scontrati principalmente con la sottile e delicata vetta della canna.
La buona conservazione di foderine, tubi portacanna e altre dotazioni, sono importanti elementi che compongono l’oggetto nel suo insieme: una buona conservazione di queste parti è essenziale per poter mantenere la valutazione della canna ai suoi massimi. Un dettaglio che spesso sfugge è la lunghezza della foderina, che se lavata potrebbe essersi accorciata e non corrispondere più alla misura della canna che dovrebbe contenere.

Di seguito il protocollo delle operazioni da effettuare per l’analisi di una canna in bambù:
1 – Conoscenza del costruttore, del modello, del nome completo della canna, della misura, della dotazione originale.
2 – Riscontro sulla canna delle caratteristiche menzionate al punto 1.
3 – Analisi della scelta o conservazione del bambù. Nel caso si tratti di una canna di produzione contemporanea l’analisi si soffermerà sul rispetto della spaziatura dei nodi (3×3, 2x2x2, a spirale, etc), sul perfetto incollaggio delle sei strips di bambù e relativa assenza di linee di colla e non ultima, sul buon mantenimento delle fibre esterne del bambù durante la piallatura: le famose “powerfibers”. Nel caso si tratti dei una canna di seconda mano, oltre ai punti sopra, si dovrà rilevare la perfetta conservazione del bambù: l’assenza di scalfitture principalmente dovute ad urti con le mosche, la perfetta conservazione dell’incollatura delle strip, la buona condizione del “legno” in generale. Una caratteristica sulla quale spesso ci si sofferma subito, analizzando una canna in bambù, é se questa è perfettamente dritta: questo particolare ha molta importanza soprattutto in una canna nuova, che non dovrebbe aver subito nessun tipo di stress. Per quanto riguarda una canna usata invece, soprattutto lo stress nel recupero delle catture di una certa mole, spesso crea qualche “vizio” nel legno, che, se non eccessivo, andrà accettato come caratteristica della canna. Personalmente sono contrario al raddrizzamento a caldo di canne usate: per risolvere un problema lieve, si rischia di crearne altri ben più gravi: penso principalmente alla tenuta della colla delle strips e alla vernice della canna.
4 – Analisi della verniciatura originale. Eventuali riverniciature saranno abbastanza visibili soprattutto controluce. Se presenti sono molto pregiudicanti.
5 – Analisi delle legature: nel caso di una canna contemporanea si dovranno cercare di vedere la perfetta e regolare progressione delle spire, la presenza di piccole imperfezioni come puntine di filo non correttamente tagliate e la scelta dei colori, che non sempre è effettuata in gradevoli abbinamenti (ma quest’ultimo è un concetto del tutto personale). Nel caso invece che si tratti di una canna di seconda mano si dovranno cercare principalmente rifacimenti e crepature nella vernice: un punto particolarmente soggetto a quest’effetto, sono le legature delle ferrule, che, nel caso di vernici rigide o irrigidite dal tempo, spesso presentano filature nella verniciatura che con sbalzi d’umidità o l’eventuale uso, potrebbero far infiltrare l’acqua sotto la vernice con dannosi effetti.
6 – Analisi delle ferrule che, oltre per quanto detto per la loro verniciatura, sono soprattutto da analizzare attentamente per come si innestano l’una nell’altra. Una ferrula maschio che entra troppo facilmente nella sede della femmina, avrà una durata sicuramente minore rispetto ad una che forza leggermente. Eventuali rumorini udibile nell’uso della canna provenienti dalle ferrule, suggeriscono scollature o comunque situazioni di non perfetta condizione degli innesti. Non sottovalutate i difetti riscontrabili in una ferrula: la sostituzione di una ferrula oltre che operazione piuttosto complessa e costosa, è molto pregiudicante l’originalità di una canna da collezione. E’ quasi impossibile trovare una ferrula uguale ad una di una canna di seconda mano ed in ogni caso è un intervento molto invasivo sia per le legature che per la vernice. E’ molto difficile inoltre trovare il tipo di filato e il colore originali e, anche nel caso si avessero disponibili, molto spesso quelli sulla canna saranno leggermente diversi per effetto della luce che tende a schiarirli.
7 – Analisi della vetta e dell’apicale. Oltre al rendersi conto delle condizioni della vetta, come già detto, relativamente all’assenza di scalfitture dovute agli urti con le mosche, si dovrà fare attenzione alle condizioni dell’apicale che non raramente viene sbattuto sul soffitto quando le canne vengono montate e “sventolate” al chiuso.
8 – Prova della canna in azione, anche su prato (se concesso). Questa ultima operazione è la prova definitiva. Non basterà ad una canna aver superato tutti i punti precedenti; l’analisi sarà stata importante per definire se si tratti di un buon attrezzo, ben costruito e conservato nel migliore dei modi, utilissimo quindi per il collezionista. L’aver effettuato tutta la procedura sopradescritta, non vi indicherà però se quella è la canna giusta per voi in pesca. Solo la prova, molto meglio se effettuata sull’acqua (non è da sottovalutare l’effetto shooting di quest’ultima sulla coda), stabilirà se quella che state provando è la canna giusta per voi: quella cioè che vi permetterà di compiere le azioni necessarie all’azione di pesca nel modo più semplice e piacevole possibile.

(Nella foto in alto un particolare di una canna da pesca a mosca di Gary Howells)

Firenze, 29 Ottobre 2007

Simone Falchini