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Carlo Gentili Feedback

“Premetto che non sono pescatore. Sono cacciatore. Mi sono avvicinato alla pesca qualche hanno fa, da totale neofita, per assecondare la passione che aveva prepotentemente assalito mio figlio Pietro.
Conosco Simone da molti anni e da sempre ne ho apprezzato la precisione, la cura, l’attenzione ai dettagli, quasi morbosa, che mette nel suo lavoro di antiquario e che certamente va al di la’ del comune senso di responsabilita che dovrebbe essere alla base del lavoro di ogni professionista. Simone ci mette di piu.
Quando la passione della pesca ha definitivamente catturato mio figlio e lentamente e’ passata a me per induzione, è’ a Simone che mi sono rivolto per avere quei consigli che ci permettessero di passare dal laghetto di pesca sportiva a qualcosa di piu serio. Ed è così che un giorno ho scoperto le sue canne da mosca ed è così che ne sono stato letteralmente folgorato.
Come dicevo, non sono un pescatore, sono un neofita, quindi non sono in grado di giudicare con piena cognizione di causa le prestazioni tecniche delle canne. Ma credo di avere le basi per giudicarne le qualita estetiche e di realizzazione. Innanzitutto la bellezza in se’ dell’oggetto è di immediata percezione, è indiscutibile ed è uno stimolo forte alla realizzazione dell’azione di pesca.
La canna di bambooè’ un oggetto quasi primitivo, ma racchiude in se’ le potenzialita’ e le caratteristiche tecniche degli oggetti tecnologicamente piu avanzati. Quindi, per me, esprime un grande fascino ed un grande orgoglio, l’orgoglio dell’essenziale che supera il superfluo, l’orgoglio dell’alleanza tra natura e ingegno che sfida l’artificialita’ delle plastiche e delle fibre. L’ingegno di Davide contro la forza bruta del gigante Golia.
Poi c’e tutta la parte legata alla realizzazione che, per chi come me ha avuto la fortuna e la curiosita’ di seguirla da vicino, trasmette ulteriore fascino, passione e rispetto verso un oggetto, semplice ma complesso al tempo stesso.
In questo Simone credo abbia pochi concorrenti, sia per la meticolosita’ con cui ha studiato l’oggetto, sia per la precisione con cui lo ha realizzato nei suoi minimi dettagli. Ho visto gli strumenti che ha realizzato egli stesso, per poter piallare più finemente il bamboo e poi costruire le canne. Ho visto i materiali, scelti uno per uno, dai fili, alle vernici, ai portamulinelli, alle ghiere in nikel silver.
Ho visto il laboratorio e il forno dove tempera i legni. L’ho visto tagliare ed accoppiare uno ad uno i pezzi che poi avrebbero composto la canna, in modo che ogni nodo tornasse allo stesso posto e combaciasse con l’altro. L’ho visto carteggiare superfici che a me sembravano gia perfette, ma per lui non lo erano. Ho visto le infinite verniciature del bamboo e delle legature, tutte perfette, fatte con i fili piu eleganti e resistenti.
Insomma, la mia canna è un’opera d’arte contemporanea che viene da lontano, carica di quella sapienza tecnica e manuale che non dobbiamo disperdere, perchè’ fa parte del nostro patrimonio culturale. Non ho dubbi su questo.
Ho piu volte detto a Simone che ora la vorrei tenere in una bacheca e non nel tubo di alluminio dove riposa. Perche in una bacheca me la posso godere guardandola ogni volta, magari mentre le passo davanti indaffarato e preso dai soliti pensieri della frenetica quotidianita’. Dalla bacheca so che mi lancerebbe irresistibili inviti a portarla fuori piu spesso e stare di piu con lei.
Questo e’ stato l’amore a prima vista con la mia canna e questo è la mia canna: una vera opera d’arte che mi trasmette uno stimolo prepotente a perseguire una passione crescente.
Grazie Simone per avermi permesso di apprezzare un oggetto cosi bello, che mi da gioia e mi fa guadagnare tempo di qualita’ con me stesso e soprattutto con mio figlio”

Carlo Gentili – Firenze, 17 Aprile 2017


“Ho conosciuto Simone a meta’ degli anni 90′, attraverso un grande pescatore a mosca e amico comune. Abbiamo incrociato le canne per la prima volta sulle storiche acque dell’ Unec, a Planina, in una nuvola di effimere, plecotteri e tricotteri … poi è toccato al Soca, all’Idrica, al Gacka, alla Nera e molti altri. Non è stato difficile per me intuire subito il grande talento alieutico di Simone. Innanzi tutto è un ottimo costruttore di mosche, i suoi artificiali sono belli, pratici e sopratutto efficaci, ma è la sua capacità di lettura e sintesi delle situazioni di pesca che è semplicemente straordinaria; inoltre la sua padronanza e conoscenza dell’azione di lancio è notevole e veramente invidiabile. Questa passione molto analitica per tutto ciò che è fly angling l’ha portato ad essere prima collezionista ed estimatore delle canne di bambù′ (un pizzico d’invidia per un paio delle sue splendide Brunner, l’ho avuta …), e poi costruttore di questi magnifici strumenti senza tempo, che tanta soddisfazione ci arrecano quando sul fiume. Nel 1998 mi trasferii da Firenze a Jackson Hole (WY), sulle sponde del Southfork of the Snake river, alla ricerca di salmonidi veramente degni di questo nome. Lì, oltre a trote aldilà di ogni immaginazione, ho trovato anche l’amicizia di pescatori come Carter Andrews, Tom Montgomery, Jeff Courier, Ken Burkholder e Dave Deardorff. In questi anni vedevo Simone durante le brevi vacanze in Italia che mi concedevo e seguivo, anche a distanza, la sua maturazione nella nobile arte dello splitcane rodmaking, arte in cui Simone è diventato un vero maestro, sia sul piano prettamente tecnico, sia sul piano (per me anche più importante) estetico. Ho passato molti pomeriggi a parlare di trote e di mosche, ma sopratutto a guardarlo trasformare i culmi di Arundinaria Amabilis in oggetti del desiderio, tali e quali come se fossero scaturiti dalle mani di Everett Garrison, Jim Payne o Paul Young. Le magnifiche splitcane di Simone, aldilà di un’impeccabile e pregevole fattura, hanno una azione di lancio essenzialmente “contemporanea” che scaturisce dalla sua passione per gli ultimi tapers del maestro Walter Brunner, senza dubbio il più′ moderno dei classici bambù rodmakers. Una contemporaneità dell’azione di lancio che non stravolge l’essenza del materiale impiegato, ma che ne esalta le qualità fisiche. Alla fine la più′ grande soddisfazione che ho ricevuto da Simone, è stato il suo sguardo felice e soddisfatto alla fine di una meravigliosa, lunga ed estenuante giornata di pesca sul mitico Madison river ad Ennis (Montana), piena di fario da sogno intente a ghermire le impacciate Pteronarcys (Salmon Flies) di circa cinque centimetri che goffamente cadevano sull’acqua. Quel giorno Simone e il grande amico Marco mi sfiancarono nella conduzione ai remi della mia Clackacraft, ma strinsi i denti, contento dell’esperienza che i due miei buoni amici si stavano godendo. Auguro a tutti i P.A.M. che un giorno possano pescare in una schiusa di Salmonfly, senza dubbio la madre di tutte le schiuse: l’apice della mosca secca.”

Con affetto,

Francesco Bianchini – Firenze 20 Luglio 2016


W.B.H. Standard 7′ 3″ # 5 (2pz)

“Caro Simone,

sono da pochi giorni tornato dalla Bosnia dove ho avuto modo di provare la tua nuova canna sul Ribnik.  La canna è potente, valida per raggiungere buone distanze, ma il suo utilizzo è risultato facile anche con bollate a breve distanza e con, fuori, poca coda (Serie W.B.H. – mod. STANDARD 7′ 3″ # 5).  Con il pesce in canna (fario e temoli sopra i 40 centimetri) la sensazione è stata di assoluto assorbimento, anche degli strattoni più violenti. Il lancio rotolato, necessario in alcune circostanze, è risultato di facile realizzazione. In conclusione sono rimasto assolutamente soddisfatto e poi … devo ammettere, che la canna che mi hai fatto è bella, tanto bella e stupendi sono i suoi particolari. Spero ci si possa risentire presto“

Sergio Andreoli – Verona, 14 Giugno 2012


One – 5′ 0″ # 4/5 (1 pz)

Pesca a mosca, rodmaker

“Con un po’ di ritardo le invio i miei saluti, e soprattutto le devo fare i complimenti per quel gioiello che Lei ha costruito: One – 5’ 0” # 4/5 Monopezzo. E’ veramente un’opera d’arte, grazie di tutto e un a risentirci presto con simpatia, Carlo Barbi”

Carlo Barbi – Serramazzoni, 22 Maggio 2012


W.B.H. Patagonia 7′ 3″ # 6 (3pz)

Pesca a mosca, Patagonia, canne in bambù, rodmakers.

“Ho sempre detto che per me, pescare con una canna in bambù era come guidare una moto d’epoca: grande charme e tanto “calore” ma le prestazioni … Quando mi sono trovato a pescare con la “W.B.H. – Patagonia 7′ 3 # 6” per la prima volta, sul canale di “Donna Rosa” del Rio Rivadavia (Patagonia argentina), beh, ho dovuto ricredermi su quanto detto in precedenza. Fino a quel momento l’avevo solo “sventolata” da Simone, ora mi trovavo a lanciare su una bellissima e sospettosissima “arco iris”: un unico lancio, una unica possibilità. E’ in quel momento che mi sono reso conto di che attrezzo avevo in mano: una canna in bambù con le prestazioni di una canna in grafite ultima generazione! Una macchina da guerra che non ti stanca e che nonostante la lunghezza contenuta, non ha problemi a farti raggiungere ottime distanze di pesca anche in presenza di forti venti (in Patagonia non mancano mai…) Dunque, due falsi lanci per allungare la coda, una posa perfetta e … l’arco iris è stata catturata al lancio inaugurale della canna!Doppio godimento: uno per il pesce preso (notevole!) e uno per l’attrezzo veramente stupendo con cui è stato catturato. Per la cronaca nel pomeriggio in questione sono state catturate 5 iridee (di quelle vere …) dai 51 ai 53 centimetri. Nella vita si può sempre andare oltre, ma penso che non sarà facile superare la soddisfazione di quel pomeriggio“

Marco Bellucci – San Casciano Val di Pesa, 10 Marzo 2010


Dry Fly Deluxe 7′ 0″ # 4/5 (2pz)

“Ho conosciuto Simone Falchini 10 anni fa, nella riserva di pesca a mosca della mia proprietà. Di lui mi ha subito colpito il suo perfetto modo di lanciare, le sue pose morbide, la sua conoscenza della morfologia degli insetti, dei pesci e le loro abitudini, la sua bravura e precisione nel costruire artificiali ma, soprattutto, il grande amore e la grande passione per la pesca a mosca. Fin dall’ inizio Simone si è dimostrato un perfezionista al limite della pignoleria, sempre ricco di idee e di iniziative, sempre pronto e disponibile per soddisfare le curiosità di tutti, così come è stato più volte promotore di gite e viaggi di pesca in posti nuovi….. un punto di riferimento per tutti gli amici pescatori. Nella sua enorme voglia di scoprire e provare sempre nuove emozioni di questo meraviglioso sport, non mi sono meravigliato quando mi ha detto di desiderare di voler costruire con il materiale più antico e nobile, il nonno di tutti i materiali, il bamboo, le sue canne per la pesca a mosca. Dopo anni di studio delle tecniche, dei costruttori classici e di ricerca sui materiali, è arrivata la sua prima canna, la “Numero uno“, bella, perfetta nella progettazione e realizzazione, ma, soprattutto, nelle prestazioni, con un taper tutto personale.Niente è stato lasciato al caso, dai culmi di bambù scelti uno per uno, alle varie colle e vernici provate prima di scegliere le migliori, e così anche per anelli, filati, impugnature e portamulinelli: tutto nella migliore tradizione di perfezione “Simone Falchini“! Ho l’onore di possedere la “Numero due“ (mod. DRY FLY DELUXE – 7′ 0″ # 4/5): tutte le volte che la uso, oltre al piacere delle prestazioni, sento l’amore e la grande passione con cui è stata progettata e realizzata, penso ad un grande appassionato di pesca a mosca ed un grande amico.”

Marco Bellucci – San Casciano Val di Pesa, 09 Settembre 2006